Il Circuito degli Assi di Cologno Monzese – 1956 / III parte

Il tranquillo paese di Cologno Monzese sarà oltremodo lieto di accogliere domenica 14 c.m. nella sua ridente campagna i baldi corridori che dal di là delle Alpi, da ogni lembo della nostra Italia verranno a misurare con disciplina le proprie forze fisiche guidate da ferrea volontà e da chiaro intelletto. A loro e a tutti gli amici del ciclismo che assisteranno alla modesta e pur significante gara, noi mandiamo il nostro cordialissimo benvenuto aggiungendovi per gli atleti l’augurio che i loro sforzi riescano ad essere coronati dall’ambito successo. E per gli amici delle sportive tenzoni l’espressione devota che la loro simpatia del nobile sport non abbia mai a venire meno[i].

Nuovo format, nuovo promoter, nuovi assi. Passano più di dodici mesi – si torna a correre in autunno, domenica 14 ottobre – ma alla fine il 1956 arriva anche per il Circuito degli Assi di Cologno, ribattezzato Gran Criterium Latteor[ii]. A organizzare per la terza volta una “corsa dal lusinghiero passato e di un roseo avvenire”[iii] è questa volta il Gruppo sportivo Faema di Milano, che raccoglie il testimone dal locale Velo Club Alba. In cabina di regia ci sono comunque ancora quel Carlo Radaelli e il marchese di San Vito, già anima delle prime due edizioni.

Costola dell’omonima azienda fondata a Milano nel 1945, il G.S. Faema era nato a metà anni Cinquanta su impulso del patron, Carlo Ernesto Valente. Nonostante i successi non manchino anche al di fuori del ciclismo (nel 1955-56 arriva il titolo nel campionato italiano rugby con il Treviso), in breve le attenzioni si concentrano solo sul mondo delle due ruote. Il debutto nel 1955 sotto la direzione di Learco Guerra, con due maglie rosa – Carlo Clerici e Hugo Koblet – a impreziosire il roster, mentre nel 1956 alle stelle si aggiungono Charly Gaul e Rik Van Looy[iv].

Immutata nelle forme – il circuito si conferma un anello di due chilometri con tratto in sterrato[v] e quattro curve ad angolo retto[vi] – la gara cambia radicalmente nel format. “Gli organizzatori sono riusciti ad allestire una gara che possiede indubbi motivi di interesse”, scrive La Gazzetta dello Sport[vii]. “Visti i risultati ottenuti nelle precedenti edizioni, le quali fecero registrare un notevole successo sportivo, si è voluto portare la gara su un piano di maggior attrattiva, trasformando cioè il circuito da gara in linea in corsa dietro motoleggere”. Una formula “ormai entrata nelle simpatie del pubblico”[viii], “originale e spettacolare, già felicemente collaudata con la vittoria di Fiorenzo Magni circa un mese fa in quel di Busto Arsizio”[ix], così come dal 27 aprile al 1° maggio nella Roma-Napoli-Roma, con Bruno Monti a precedere Nino Defilippis e Fausto Coppi[x].

Fig. 5 – Le Gilera 150 Super Sport aprono la strada a Koblet e Von Buren

Uomo e macchina dunque alleati nel moltiplicare prestazioni e spettacolo. Con le Gilera 150 Super Sport a tagliare l’aria, si impennano le velocità registrate: 53,940 km di media oraria, e giro record percorso da Alfo Ferrari a 56,814 km/h[xi]. “Hanno marciato col progresso Erminio Leoni ed i suoi appassionati colleghi di organizzazione”, scrive a riguardo Il Ciclismo. “Velocità e spettacolo saranno i motivi dominanti che sapranno solleticare il palato dei competenti e l’occhio del grosso pubblico”. Spettatori per i quali gli organizzatori hanno studiato un’attenta politica di prezzi: 700 lire per un posto in tribuna; 400 lire per il rettilineo d’arrivo (350 ridotto); 300 lire per il circuito (250 ridotto). Previsti sconti per donne, militari e ragazzi (200 lire)[xii]. I motivi di interesse certo non mancano, dentro e fuori il circuito.

Dettaglio non secondario, infatti, a contendere agli Assi iscritti le attenzioni dei tifosi, c’è uno starter davvero d’eccezione, Gino Bartali, ritiratosi dalle competizioni all’inizio del 1955, “molto festeggiato”[xiii] dal pubblico. In direzione corsa, un altro nome di primissimo piano, quel Learco Guerra, ds della Faema, presentatasi in forze alla gara ‘di casa’. Tra ospiti e autorità, si contano altri nomi illustri sia a livello locale sia nel panorama sportivo nazionale. In ordine di presentazione, del comitato d’onore fanno parte Giulio Barbanti (sindaco di Cologno Monzese), Don Carlo Testa (parroco), il colonnello Italo Caporali (comandante polizia stradale della Lombardia), il cav. Angelo Farina (presidente Unione velocipedistica italiana), il commendatore Dino Cappellaro (presidente CTS), il marchese Alberto Visconti di San Vito, il cav. Carlo Radaelli, Carlo Ernesto Valente (Faema), Ricciotti Setti (G.S. Faema) e il dott. Maggiorino Freddi (Industrie Virgilio). Tra gli invitati, figurano anche il cav. Gaetano Belloni, l’ing. Giuseppe Fenaroli, l’ing. Agostino Giambelli, il dottore ingegnere Agostino Giambelli, il dott. Vittorio Strumolo, i ragionieri Vincenzo Torriani e Guido Vestrini, i commendatori Attilio Secchi e Achille Zavaglia, i signori Lauro Bordin, Sergio Canò, Cino Cinelli, Mario Ferrario, Guido Isolabella, Alfredo Sivocci, Paolo Valente[xiv].

E veniamo allora al parco partenti, un vero “carosello di campioni”[xv], come titola qualche testata: “[…] sicuri protagonisti di rilievo, fra gli altri, si annunciano Van Looy, in ottime condizioni di forma, Messina, astro sempre più lucente di rosso fuoco nello zodiaco sportivo (già oro a squadre a Helsinki 1952 nell’inseguimento e bicampione del mondo tra i professionisti nella stessa specialità, ndr), Defilippis, in cerca di riscossa, Modena, la «sorpresa» di Legnano (vincitore della Coppa Bernocchi, ndr), e Piazza, il quale, con il massiccio ausilio delle sue pale a vortice, potrebbe aspirare al successo finale. Sulla carta, la rosa dei possibili vincitori è larga e non consente pronostico di sorta: ogni considerazione analitica rischia di cadere al responso del traguardo. Infatti, uomini della classe di Nencini, Conterno (primo alla Vuelta, ndr), Monti, Von Buren, Fantini e Minardi (sarà però sostituito da Pierino Baffi, ndr), usi a scuotere le pedivelle con dinamico impegno e serietà, arrivano a contrastare anche le più tenaci velleità”. Della partita, anche Koblet, Astrua, Fabbri, Padoan, Carrea, Ferrari, Crippa e Scudellaro[xvi].

Dei venti iscritti, solo dieci possono aspirare a giocarsi il successo. La gara, infatti, “consta di tre parti ben distinte”[xvii], due batterie e una finale: “Le due batterie si correranno su 10 giri dell’anello stradale per complessivi 20 km. I primi cinque di ogni batteria saranno ammessi alla finale che vedrà i prescelti impegnati su 25 giri”[xviii]. Se la prima edizione si era distinta per la ricchezza e frequenza dei traguardi intermedi, tre anni dopo il montepremi è almeno altrettanto allettante, e ne possiamo dare conto nel dettaglio. Nulla sappiamo invece sull’entità del gettone di presenza corrisposto ai singoli partecipanti.

Ci sono tutte le premesse perché la rassegna di Cologno Monzese possa ritagliarsi uno spazio importante nel panorama delle corse ciclistiche di fine stagione. In quella “magnifica”[xix] domenica d’autunno del 14 ottobre 1956, l’appuntamento è per le ore 13.00 al campo sportivo, con la distribuzione dei numeri di gara. A seguire, sfilata di carri pubblicitari, prova moto, e alle 14.50 la presentazione di corridori e allenatori. Alle 15.00, la partenza della prima batteria, alle 15.30 il via della seconda, alle 16.30 la finale. Calate le luci sul circuito, mentre il pubblico può rincasare, la trattoria San Marco ospita dalle 19.30 il banchetto in onore dei corridori, dove il festeggiato principale è Rik Van Looy, nel pomeriggio trionfatore in solitaria su Bruno Monti, Nello Fabbri e Ugo Koblet.

Affidiamoci allora alla cronaca di Renato Tomalino[xx], per portarci a bordo strada e assistere meravigliati all’entusiasmante passaggio di queste coppie ibride a due ruote, metà centauro, metà ciclista.

I batteria (ciclista+allenatore)

Koblet-Albani Franco

Monti-Walter Brigliadori

Defilippis-Bruno Bettella

Modena-Bruno Pellizzari

Astrua-Nino Pollina

Baffi-Vittorio Perego

Nencini-Armando Pasquale

Conterno-Gianfranco Lonati

Carrea-Nino Garanzini

Scudellaro-Gino Salani

(Riserva: Vittorio Lonati)

“Al primo giro, davanti alle tribune, Koblet fa registrare il tempo di 2’27” seguito da Monti, Carrea Baffi. Al terzo giro Koblet e Monti, nell’ordine, precedono di un centinaio di metri i loro immediati inseguitori. Al 5° giro Koblet fa suo un premio di traguardo con lieve vantaggio su Monti. Il biondo svizzero con la sua pedalata sciolta e ben coadiuvato dal suo allenatore Albani giunge al traguardo dopo 10 giri con un vantaggio di 30” su Monti. Seguono poi Defilippis, Carrea e Baffi che vengono ammessi alla finale. Il tempo impiegato dal vincitore è di 22’18”2 alla media di 53,803 km/h”.

II batteria (ciclista+allenatore)

Van Loy-Bruno Pellizzari

Von Buren-Gino Salani

Messina-Armando Pasquale

Fantini-Nino Pollina

Maule-Bruno Bettella

Ferrari-Walter Brigliadori

Piazza-Vittorio Perego

Padovan-Gianfranco Lonati

Fabbri-Franco Albani

Crippa-Nino Garanzini

(Riserva: Vittorio Lonati)

“Dopo un lieve vantaggio iniziale di Messina durato tre giri, è Alfo Ferrari che si scatena distaccando dalla sua ruota tutti i concorrenti e giungendo al traguardo indisturbato con 39”2 di vantaggio su Van Looy. Terzo giunge Messina seguito da Fabbri e Fantini lievemente staccato, qualificandosi per la finale. Il tempo del vincitore è di 22’20”8 alla media di 53,699 km/h”.

Finale

A emergere dal taglio delle batterie, il gruppetto di dieci così composto: Baffi, Carrea, Defilippis, Fabbri, Fantini, Ferrari, Messina, Van Looy. “Al via, dato dal presidente dell’UVI Farina, Ferrari, Alfo parte in testa e fa l’andatura passando al traguardo del 1° giro con un lieve vantaggio sui compagni. Purtroppo la fortuna è stata avversa al bravo Alfo, che avendo forato e in un secondo tempo essendo stato investito involontariamente dal mezzo meccanico di Messina, doveva ritirarsi. Così pure Messina e Defilippis per cadute devono abbandonare la gara (contusione alla spalla sinistra per il primo). Koblet coinvolto nella caduta di Messina e Defilippis si rialza quasi subito ed inizia un meraviglioso inseguimento che lo porta al 4° posto preceduto di un soffio da Fabbri. Al 5° giro si vede transitare Monti per primo seguito da Van Looy. Tra l’incitamento della folla si conclude il duello Van Looy-Monti che li vede nell’ordine sulla fettuccia d’arrivo. Al terzo posto si classifica Fabbri, che come già detto prima, dopo un’entusiasmante volata riesce a precedere Koblet di un soffio. Al 5° posto si classifica il bravo Fantini.” Rik Van Looy è anche l’autore del giro più veloce della manifestazione, percorso a una media di 57,3 km/h, registrata in finale. Su questa prestazione, le fonti non sono chiare, riferendo infatti i 56,814 km/h di Alfo Ferrari nella prima batteria quale giro più veloce[xxi]

Fig. 6 – Rik Van Looy premiato da Pierino Locati

Nota dolente, la scarsa affluenza di pubblico. Determinante, in negativo, lo sciopero tranviario indetto dalle tre sigle sindacali CGIL, CISL e UIL.  “Ci si aspettava un maggior numero di sportivi a fare da cornice alla gara, ma lo sciopero tranviario ha pesato sul proponimento di molta gente e per questo la competizione non ha avuto quel grande successo che aveva avuto nelle edizioni precedenti”[xxii]. Parole scritte in apertura da Renato Tomalino risulteranno ‘conclusive’ per la manifestazione colognese. Dopo tre edizioni consecutive a metà del secolo scorso, la quarta continua a farsi attendere…

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ENTRY LISTORDINE D’ARRIVO
1. Rik Van Looy (GS Faema)1. R. Van Looy, 50 km in 55’37”, media 53,940 km/h
2. Hugo Koblet (GS Faema)2. B. Monti, +10″4
3. Armin Von Buren (Cilo)3. N. Fabbri, +1’58
4. Guido Messina (Frejus)H. Koblet, +1’58”1
5. Nino Defilippis (Bianchi)5. A. Fantini, +2’57”4
6. Vasco Modena (Arbos)6. A. Carrea, +3’01”4
7. Bruno Monti (Atala)7. P. Baffi, +3’08
8. Gastone Nencini (Leo-Chlorodont)
9. Giancarlo Astrua (Atala)
10. Cleto Maule (Torpado)
11. Alessandro Fantini (Atala)
12. Pierino Baffi (Nivea)
13. Angelo Conterno (Bianchi)
14. Donato Piazza (Nivea)
15. Arrigo Padovan (Atala)
16. Andrea Carrea (Bianchi)
17. Fabbri Nello (Legnano)
18. Alfo Ferrari (Arbos)
19. Fiorenzo Crippa (Ignis-Varese)
20. Tranquillo Scudellaro (Carpano-Coppi)

Testo elaborato da Matteo Sala

[i] Il saluto degli organizzatori, archivio Unione Ciclistica Cologno Monzese. Si ringrazia il sig. Cambiaghi per il materiale concesso in visione: oltre a una ricca rassegna stampa, le locandine dell’evento, il programma di giornata.

[ii] “La bibita che disintossica”, a base di latte, zucchero, cacao e vitamine, “fredda d’estate, calda d’inverno”, come promettono gli spazi pubblicitari.

[iii] Archivio Unione Ciclistica Cologno Monzese, articolo del 10 ottobre 1956

[iv] www.sitodelciclismo.net

[v] L’Unità del lunedì, 15 ottobre 1956.

[vi] Archivio Unione Ciclistica Cologno Monzese, articolo del 10 ottobre 1956.

[vii] La Gazzetta dello Sport, 14 ottobre 1956.

[viii] La Gazzetta dello Sport, 9 ottobre 1956.

[ix] Archivio Unione Ciclistica Cologno Monzese, articolo del 10 ottobre 1956.

[x] https://www.youtube.com/watch?v=oVnSIsNbWOk

[xi] La stessa Unità riporta anche i 57,6 km/h registrati nel giro finale da Rik Van Looy.

[xii] Archivio Unione Ciclistica Cologno Monzese.

[xiii] Ibidem, articolo del 15 ottobre.

[xiv] Ibidem, brochure di presentazione.

[xv] Ibidem, articolo del 10 ottobre.

[xvi] La Gazzetta dello Sport, 14 ottobre 1956.

[xvii] La Gazzetta dello Sport, 13 giugno 1956.

[xviii] La Gazzetta dello Sport, 10 ottobre 1956.

[xix] L’Unità del lunedì, 15 ottobre 1956.

[xx] Archivio Unione Ciclistica Cologno Monzese, 15 ottobre 1956.

[xxi] L’Unità del lunedì, 15 ottobre 1956

[xxii] Il ciclismo, 15 ottobre 1956

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