Giocano di anticipo gli organizzatori della seconda edizione del Circuito degli Assi di Cologno. Da ottobre, la gara si sposta a inizio estate, domenica 12 giugno, sette giorni dopo la conclusione del Giro d’Italia, inserendosi nel folto novero di criterium cittadini che da tradizione ospitano i campioni reduci dalle fatiche della corsa rosa.
In una settimana, i nostri hanno nuovamente percorso in lungo e in largo lo stivale per onorare i diversi contratti con i circuiti locali: il 6 giugno a Torino, l’8 a Milano, il 9 a Napoli, l’11 a Roma. Ovunque sono applausi e bagni di folla. I fischi indirizzati agli atleti nel ’54 ormai dimenticati, la corsa rosa appena conclusa ha entusiasmato pubblico e addetti ai lavori. Dopo l’uno-due svizzero di Clerici e Koblet, l’Italia ha calato il tris con Magni, Coppi e Nencini. Decisiva, la penultima tappa, 216 km con arrivo a San Pellegrino Terme.
Gastone Nencini – la rivelazione del Giro, che si era presentato alla partenza di Trento con un rassicurante margine sui due campioni – fora due volte. Magni e Coppi attaccano, si alleano, ribaltano il Giro. A tagliare per primo il traguardo nel centro orobico è l’alfiere Bianchi, che non riesce però a colmare i 13” di ritardo da Magni in classifica: il toscano, brianzolo di adozione, è per la terza volta re del Giro. Fausto non può saperlo, ma quella sarà l’ultima tappa vinta nella sua carriera.
Per Coppi, sorretto da una condizione fisica non al top, non è stato un Giro all’altezza delle aspettative. L’appuntamento con il sesto sigillo è nuovamente rinviato: “Adesso riposerà, forse potrà anche vincere ancora, ma non è più il campionissimo”, scrive impietoso Nino Oppio sul Corriere[i]. “Quei tredici secondi di distacco dal primo il campionissimo li avrebbe bruciati o, almeno, avrebbe cercato in tutti i modi di bruciarli”.
È lo stesso Coppi, in ogni caso, a non nascondere il peso del tempo. In un’intervista concessa al Corriere il lunedì successivo all’uscita colognese, annuncia infatti l’intenzione di ritirarsi al termine della stagione e spiega le ragioni della rinuncia al Tour che sarebbe scattato da lì a un mese in Francia: “La mia rinuncia è stata una grande e dolorosa rinuncia. Sono tre anni che non vado più al Giro di Francia, una volta a causa delle polemiche con Bartali, una seconda perché eravamo tutti squalificati, ora perché non sono in forma, perché non riesco a ritrovarmi. Al Tour, dicendo di no a Binda, ho detto definitivamente addio. A trentasette anni, il prossimo anno, ammesso che io dovessi cambiare idea sulla mia rinunzia a lasciare la bicicletta, non ci potrò più andare. Trentasette anni? Un vecchio. Ieri sera, però, mentre ascoltavo la formazione della squadra alla radio mi sono sentito un nodo alla gola, una immensa tristezza pervadermi. Era l’addio alla giovinezza, era l’addio alla più grande corsa del mondo. Fausto Coppi non tornerà più sulle strade di Francia. Sapeste come è triste dire addio”[i].
A strappargli più di un sorriso, è però arrivato “Faustino”. Alla vigilia del Giro, Coppi è infatti diventato papà per la seconda volta: a Buenos Aires, il 13 maggio 1955, Giulia Occhini ha dato alla luce Angelo Fausto. La traversata oceanica sulla “Giulio Cesare”, che riporta madre e figlio in Italia, è seguita con morbosa partecipazione anche dalla stampa, decisa a catturare uno scatto della madre e del neonato[ii] Il 10 giugno, tra un circuito e l’altro, Coppi vola in Francia, e sabato mattina, a Cannes, abbraccia per la prima volta il figlio. In serata, il rientro a Roma per gareggiare al motovelodromo Appio, dove coglie un terzo e un secondo posto. Il giorno seguente, domenica 12 giugno, si corre a Cologno Monzese.
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Dopo l’exploit della prima edizione, anche questa volta “la fatica degli organizzatori non è stata inutile”[iii]. C’è una “gran folla”[iv] di 7.000 persone[v] assiepata lungo il circuito: meno della metà, quindi, rispetto al 1954. Un calo fisiologico nonché pronosticabile, in considerazione del calendario e delle vicende sportive che hanno accompagnato gli assi all’appuntamento.
Fig. 4 – Gli assi alla partenza del circuito nel 1955
Se a calare sono pubblico e copertura mediatica (elemento, quest’ultimo, che pesa negativamente anche sulla completezza delle righe che seguono) per nulla ridimensionato è il parco partenti: c’è la maglia rosa, Fiorenzo Magni; ci sono Fausto Coppi e Gastone Nencini, che il Giro l’hanno sfiorato; c’è Giorgio Albani, trionfatore l’anno prima; ci sono Bruno Monti, Giancarlo Astrua e Pasquale Fornara, quasi certi di un posto in squadra al Tour; e c’è “il Gigante”, Donato Piazza, tra gli indiziati a far restare in Brianza il trofeo del vincitore.
Scattati alle 15.00, i trenta assi sono ancora chiamati a misurarsi sulla distanza di 100 chilometri (percorso di 2 chilometri da ripetersi 50 volte), con traguardi intermedi ogni cinque giri (in palio punti per i primi tre, a scalare 3, 2,1) e vittoria decisa dal passaggio sotto il traguardo finale. La classifica a punti premia Nino Defilippis della Torpado-Ursus (che porta a casa la Coppa Fratelli Radaelli), mentre ad aggiudicarsi la Coppa marchese Visconti di San Vito è Donato Piazza, compagno di squadra di Magni alla Nivea-Fuchs, che in maggio aveva fatto sue due tappe alla Vuelta.
La vittoria del 25enne di Villasanta è però messa in discussione da un errore nel conteggio dei giri: attimi di trepidazione per il monzese, ma alla fine i conti tornano e la classifica viene ufficializzata: Piazza vince per distacco su Defilippis e il duo della Arbos-Pirelli Ferrari e Carrieri[vi]. Coppi termina nel gruppo[vii].
Ancora una volta, è la rivista Sport illustrato[viii] a regalarci la cronaca di quella giornata. “Cologno Monzese vive la sua gran giornata sportiva: perfino la banda è mobilitata, e come si fa sentir e, per questa seconda edizione del Circuito degli Assi. E gli assi non mancano: c’è Magni in maglia rosa. Coppi in maglia bianca (ma si tratta solo di una preferenza personale), c’è Nencini, che fra gli assi è entrato di prepotenza, c’è Fornara… e la lista potrebbe continuare ancora. Soprattutto c’è una gran folla e un tifo da grandi occasioni: la fatica degli organizzatori non è stata inutile.
Finale giallo con proteste di Piazza e riunione plenaria degli ufficiali di gara per sapere se quel benedetto giro di ritardo c’era o non c’era. E la folla intanto scandiva a gran voce il nome del gigante di Villasanta che qui è quasi di casa, come Albani, vincitore lo scorso anno.
“Ora di monzesi ci sono rimasto solo io” commenta Fiorenzo Magni. “L’anno venturo toccherà a me…”
“O che, da quando in qua Prato fa parte del Comune di Monza?” salta su quella mala lingua di Martini.
“Per questo ho aspettato”, replica Fiorenzo. “Non lo sai che dopo tre anni c’è la naturalizzazione?”
La folla intanto sta tributando a
Piazza i meritati onori della vittoria. Poi tutti si allontanano dal circuito
in una allegra confusione. E la banda continua a suonare: è un lieto
arrivederci per l’anno venturo”. [Fausto Rosati]
ENTRY LIST | ORDINE D’ARRIVO |
---|---|
1. Fiorenzo Magni | 1. D. Piazza, 100 km in 2h23’, media 42,7 km/h |
2. Fausto Coppi | 2. N. Defilippis |
3. Gastone Nencini | 3. A. Ferrari |
4. Lanredi (?) | 4. G. Corrieri |
5. Lucien Lazarides | |
6. Pasquale Fornara | |
7. Giorgio Albani | |
8. Giancarlo Astrua | |
9. Nino Defilippis | |
10. Aldo Moser | |
11. Agostino Coletto | |
12. Bruno Monti | |
13. Giuseppe Minardi | |
14. Giovanni Corrieri | |
15. Michele Gismondi | |
16. Andrea Carrea | |
17. Donato Piazza | |
18. (Alfredo) Martini | |
19. Riccardo Filippi | |
20. Ettore Milano | |
21. Mario Baroni | |
22. Luciano Pezzi | |
23. Vincenzo Rossello | |
24. Severino Rigoni | |
25. Adolfo Leoni | |
26. Luigi Casola | |
27. Alfo Ferrari | |
28. Andrea Dovera | |
29. Nino Recalcati |
Testo elaborato da Matteo Sala
[i] Corriere d’informazione, 13-14 giugno 1955.
[ii] Stampa sera, 11 giugno 1955.
[iii] Sport illustrato, a.44, n.24, 16 giugno 1955.
[iv] Corriere d’informazione, 13-14 giugno 1955.
[v] La Gazzetta dello Sport, 13/06/1955.
[vi] Ibidem.
[vii] A. BULBARELLI, G. PETRUCCI, Coppi per sempre, Gribaudo 2018
[viii] Sport illustrato, a. 45, n. 24, 16 giugno 1955.
[i] Corriere della sera, 6 giugno 1955.