Fondato nel 1911, l’asilo Amalia ha accompagnato la vita di intere generazioni, intrecciando profondamente la sua attività con quella della parrocchia, dell’oratorio femminile e con le famiglie di Cologno Monzese. In quelle aule sono cresciuti bambini che oggi sono nonni, genitori, figli e nipoti: tutti con almeno un ricordo legato a quel portone, a quel cortile, a quelle suore in grembiule bianco.
Nell’estate del 2025 ho saputo che l’asilo Amalia avrebbe chiuso, ho sentito subito il desiderio di raccogliere le testimonianze delle suore che, di lì a poco, sarebbero andate via per sempre. Un sabato mattina, passando in macchina davanti all’asilo, ho visto suor Pia e suor Irmilla per strada. Mi sono fermata e, senza troppi preamboli, ho chiesto se — come biblioteca — avrei potuto intervistarle.
Anche io ho frequentato l’asilo Amalia, era verso la fine degli anni ’70. Ritrovarmi ancora di fronte al volto dolce e sorridente di suor Pia — che era già presente ai miei tempi — ha risvegliato in me emozioni profonde, legate a una parte luminosa della mia infanzia.
Quella mattina le suore mi hanno spiegato che molte consorelle erano già partite, ancora per pochissimo sarebbero restate suor Lia, suor Irmilla e suor Pialisa (per tutti, suor Pia). Era quasi fine luglio, e sapevo che al mio ritorno dalle vacanze non le avrei più trovate, così abbiamo fissato un incontro e le ho intervistate il 29 luglio, in una piccola saletta dell’asilo e nella loro cappella.
Entrare di nuovo in quei luoghi, dopo così tanti anni, è stata un’esperienza toccante. Da un lato ero lì per lavoro, ma dentro di me si muovevano ricordi e sensazioni che facevo fatica a contenere, cercavo di rimanere concentrata sull’intervista, ma il pensiero che quello sarebbe stato l’ultimo momento in quel luogo così importante per me rendeva tutto ancora più emozionante. Per me — come per tanti — l’asilo Amalia era un riferimento, solo sapere che ci fosse mi rassicurava. E invece, dopo 114 anni, bisognava mettere un punto.
Durante l’incontro, le suore hanno ripercorso i momenti fondativi dell’asilo, le trasformazioni che si sono susseguite nel tempo, le consorelle che si sono succedute, le relazioni costruite con la comunità. Ma l’intervista, man mano che proseguiva, si è trasformata in qualcosa di più: un dialogo profondo, tra memoria e gratitudine.
Come ha raccontato suor Lia, arrivata a Cologno solo tre anni fa:
«L’asilo e le sue suore sono una presenza importante. La gente ha per loro una venerazione, non si passa vicino a nessuna persona che non saluti. Cose che io non ho mai visto altrove. C’è una memoria storica dentro il cuore delle persone.»
E una costante delle loro testimonianze è stato proprio questo senso di gratitudine e accoglienza ricevuto dalla comunità in ogni momento della storia del paese, quando Cologno era un piccolo centro rurale, durante il boom economico, e anche nei tempi più recenti. E mentre loro parlavano di questo affetto ricevuto, io sapevo con chiarezza che, se così tanto hanno ricevuto, è perché altrettanto hanno dato.
Questo asilo nacque grazie al gesto generoso della famiglia Arosio, o meglio della signora Amalia. All’inizio furono loro a fare un po’ da benefattori, fornendo carbone, sale, fiammiferi e tutto ciò che avrebbe potuto. E tra gli ultimi ricordi che sentirete nell’intervista, c’è quello di una persona che — in forma anonima — lasciava regolarmente un piccolo contributo per le suore. Una storia che si apre e si chiude con una continua riconoscenza reciproca.
Nel loro racconto è emerso anche un dettaglio che mi ha risvegliato un ricordo dolcissimo: l’asilo ha svolto, da sempre, un servizio di “pre e post scuola” ben prima che questi termini esistessero ufficialmente. I genitori potevano chiedere di lasciare o prendere i figli fuori orario, e le suore accoglievano quei bambini con semplicità, coinvolgendoli nelle loro attività quotidiane. Io ero una di quelle bambine perché, in alcune occasioni, mi venivano a prendere più tardi e loro mi portavano nella zona dei loro appartamenti e, a volte, mi offrivano una merenda extra — non ricordo cosa fosse — ma ho ancora viva dentro di me la sensazione di essere accolta, ascoltata e amata. Ma non era un privilegio riservato a me, era il loro modo di essere, lo specchio della loro totale disponibilità. Così, mentre loro raccontavano, io rivivevo quei momenti in silenzio, consapevole che ciò che stavo ascoltando non era solo una storia da documentare, ma una parte viva della mia storia ma anche una memoria collettiva, fatta di piccoli gesti quotidiani che hanno lasciato il segno nella vita di tanti. E la chiusura dell’asilo, dopo oltre un secolo di presenza attiva a Cologno, segna davvero la fine di un’epoca. Ma la sua storia, fatta di educazione, accoglienza, fede e affetto, continuerà a vivere nei ricordi di chi lo ha frequentato e nei cuori di chi ha avuto la fortuna di incontrare quelle suore dal grembiule bianco e il sorriso gentile.
Questo articolo è dedicato alla memoria di Suor Pia, che ci ha lasciato il 3 settembre 2025, pochissimo tempo dopo aver condiviso con noi le sue preziose parole e i suoi ricordi legati all’Asilo Infantile “Amalia”.000171664
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