Antonio Fanzel: le tappe della sua deportazione

Su iniziativa dell’A.N.P.I. di Cologno Monzese il 25 aprile 2021 è stata posta la prima pietra d’inciampo in memoria di Antonio Fanzel.

Antonio Fanzel nato a Teglio Veneto il 2 dicembre 1908. Si sposò nel 1928 con Assunta Drigo. La coppia si trasferì a Cologno Monzese nel 1930 quando avevano già la loro prima figlia Antonietta. Dal loro matrimonio nacquero anche Gino, Fernanda, Bruna e Luigia. Antonio Fanzel lavorava alla Falck Vittoria come manovale specializzato. Partecipò attivamente alla propaganda per la lotta contro il fascismo con l’organizzazione degli scioperi e la distribuzione  in fabbrica dei volantini e documenti, nascondendoli sotto i tacchi o le suole delle scarpe. Si era sempre rifiutato di prendere la tessera del Partito Fascista. La moglie aveva paura e lo pregava di non esporsi, ma lui rispondeva che “qualcuno deve pur lottare”.

Antonio Fanzel e la moglie, Assunta con i figli. In piedi da sinistra Bruna, Fernanda, Gino, Antonietta, e Luigia in braccio alla mamma
Antonio Fanzel e la moglie, Assunta con i figli. In piedi da sinistra Bruna, Fernanda, Gino, Antonietta, e Luigia in braccio alla mamma
Antonio Fanzel e il figlio, Gino
Antonio Fanzel e il figlio, Gino
Antonio Fanzel e la moglie, Assunta
Antonio Fanzel e la moglie, Assunta

La sera del 27 marzo 1944 era appena tornato dal lavoro, stava mangiando, quando arrivarono i carabinieri e lo arrestarono, lasciando la famiglia sgomenta e angosciata. In strada, tra via Fontanile e piazza Castello, i carabinieri consegnarono Antonio Fanzel alla milizia, che attendeva con una camionetta.

Verso le 5 del mattino di quella stessa notte, giunse da Sesto San Giovanni un compagno, operaio della Falck che era stato avvertito per tempo ed era riuscito a fuggire.  Nascondendosi nei tombini e sfidando la paura e il pericolo aveva camminato nella campagna da Sesto a Cologno per andare ad avvertire Fanzel e farlo così scappare , ma arrivò troppo tardi.

Il 28 marzo la signora Fanzel, iniziò disperatamente a cercare il marito. Scoprì che gli operai catturati erano stati portati, prima alla caserma di Brugherio, poi a Monza, infine a San Vittore a Milano. Quando Assunta Fanzel arrivò a San Vittore, le fu detto che gli operai arrestati si trovavano sui camion, destinati a Bergamo.

A Bergamo Assunta riuscì a parlare con il marito, che tra le altre cose le chiese di portare i figli nel colloquio successivo, magari il giorno di Pasqua.

La signora provò ad andarlo a trovare anche prima di Pasqua con la figlia Antonietta, ma il colloquio le fu negato, riuscì a vederlo affacciato ad una finestra, piangeva e le lacrime arrivavano a terra.  Dalle finestre della caserma una donna urlò che stavano per deportarli. La signora Fanzel  preoccupata, chiese al suocero di andare a Bergamo per portare panni puliti e qualcosa da mangiare.  Il padre di Fanzel arrivato a Bergamo scoprì che i prigionieri erano stati caricati sui carri bestiame, dove lo vide per l’ultima volta. Erano i giorni prima di PasquaQuando tornò a casa informò della partenza del figlio per la Germania o Austria, non si sapeva ancora. Portando così la disperazione nella famiglia.

Prima della deportazione Antonio Fanzel scrisse dei biglietti che lanciò dalla finestra della caserma di Bergamo e poi dal treno che lo stava portando a Mauthausen, che per fortuna arrivarono alla famiglia.

Partito il 5 aprile 1944 giunse a Mauthausen l’8 aprile del 1944, matricola 61630, dove morì il 20 agosto del 1944.